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Decarbonizzazione

Il 14° Piano Quinquennale ha fatto scalpore nei media mondiali per il suo impegno a raggiungere il picco delle emissioni di CO2 entro il 2030 e raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060; alcuni commentatori celebrano il Piano come “il progetto” di decarbonizzazione cinese e l'avvio della rivoluzione della decarbonizzazione industriale cinese, altri sono molto scettici e pensano che gli impegni siano sostanzialmente pro-forma.

Dopo che la Cina è diventata la più grande economia a sostegno dell'accordo di Parigi, con il ritiro degli Stati Uniti, una dichiarazione sui tempi di raggiungimento del picco di emissioni e della neutralità carbonica era l'impegno politico minimo da assumere, che la Cina ha manifestato nel primo Programma Quadro disponibile.

Ad ogni modo, 121 Paesi su 190 che applicano l'Accordo di Parigi, insieme all'Unione Europea, si sono già impegnati a raggiungere la Neutralità Carbonica entro il 2050: la scelta della Cina ritarda di 10 anni la sua neutralità carbonica rispetto agli altri.

Nel 2018, la Cina ha rappresentato il 28,56% delle emissioni mondiali di CO2, circa il doppio degli USA e il triplo dell'Unione Europea; una quantità così enorme e così concentrata che, come visto, produce gravi conseguenze dirette sulla Cina stessa e, quindi, la Cina ha bisogno di agire contro il cambiamento climatico perché le ricadute delle proprie emissioni stanno già pesantemente condizionandone lo sviluppo.

Le emissioni cinesi di CO2 per unità di PIL (Figura 1) sono una volta e mezzo superiori a quelle degli USA e tre volte superiori a quelle dell'Unione Europea, tuttavia mostrano un miglioramento continuo a un ritmo più elevato rispetto a quelle di USA e UE.

Figura 1: emissioni di CO2 per unità di PIL (SDG 9.4), elaborazione EEGEX su dati International Energy Agency, anno 2017, unità di misura: kgCO2/USD (2010 PPP).

D'altra parte, le emissioni di CO2 pro capite cinesi (Figura 2) sono quasi allo stesso livello dell'UE e 2 volte inferiori a quelle degli Stati Uniti; mentre le emissioni pro capite degli Stati Uniti e dell'UE sono in costante diminuzione, le emissioni cinesi hanno seguito un andamento crescente che sta diventando sempre meno ripido dopo il 2015.

Figura 2: emissioni pro-capite di CO2, elaborazione EEGEX su dati International Energy Agency, anno 2018.

Questi due indicatori sembrano confermare che lo sviluppo economico della Cina si sta avvicinando al picco delle emissioni.

Nonostante la Cina sia la seconda economia al mondo, i contributi di CO2 ripartiti per settore mostrano un andamento molto più in linea con quelli dei Paesi in via di sviluppo, come l’India, rispetto a quelli di USA, Unione Europea e altri Paesi industrializzati, con le emissioni per la produzione di energia che rappresentano per oltre il 50% del totale, mentre l'industria rappresenta poco meno del 28% (Figura 3).

Figura 3: emissioni di CO2 per settore in proporzione al totale, elaborazione EEGEX su dati International Energy Agency, anno 2018.

Per ottenere una rapida riduzione delle emissioni di CO2, la prima area di intervento cinese riguarda proprio la produzione di energia, riducendo l'uso del carbone, che è la principale fonte di energia della Cina e causa circa l'80% delle emissioni di CO2 prodotte per creare energia (Figura 4).

Figura 4: Contributo di emissioni di CO2 per fonte energetica in Cina, elaborazione EEGEX su dati International Energy Agency, anno 2018, unità: Milioni di Tonnellate di CO2.

La riduzione dell’utilizzo del carbone deve avvenire tramite l’istallazione di nuove centrali termiche più efficienti e tramite la riduzione del carbone di importazione.

Nel 2019, la Cina ha prodotto circa 3,7 miliardi di tonnellate di carbone e ne ha importate 300 milioni. Circa il 57% delle importazioni cinesi di carbone termico e il 40% del suo carbone da coke proveniva dall'Australia; con il peggioramento dei legami bilaterali, la Cina ha vietato ufficiosamente il carbone australiano a ottobre e di nuovo a novembre 2021.

L'Energy Research Institute of National Reform and Development Commission, nel suo 5° “China Renewable Energy Outlook”, pubblicato nel 2020, ha elaborato due scenari di riduzione della CO2, uno basato sullo “Scenario delle Poitiche Dichiarate” (SPS - Stated Policies Scenario), l'altro sulla base dell'obiettivo di raggiungere lo scenario “sotto i 2°C” (B2D – Below 2 Degrees) (Figura 5 e Figura 6).

Figura 5: Emissioni di CO2 nel settore Energia negli scenari "China Renewable Energy Outlook", periodo 2020-2050.
Figura 6: Intensità di CO2 per unità di PIL negli scenari "China Renewable Energy Outlook", periodo 2005-2050, con anno 2005 come indice=1.

La strategia per la transizione energetica esplorata nell'Outlook si basa su tre pilastri:

  • L'efficienza energetica è un pilastro fondamentale dal lato della Domanda per garantire che il ritmo e la scala delle implementazioni dal lato dell'Offerta siano adeguati a sostenere la crescita economica richiesta.
  • L'elettrificazione e le riforme di mercato cambieranno le regole del gioco e creeranno l'opportunità di sostituire i combustibili fossili con l'elettricità nel consumo finale, insieme alla fornitura di energia elettrica decarbonizzata.
  • Fornitura di energia verde: il progresso tecnologico e la riduzione dei costi consentono alle energie rinnovabili di fornire energia pulita in massa, principalmente attraverso l'elettricità rinnovabile.

La produzione di energia elettrica basata sul carbone (a partire da quello di importazione) sarà gradualmente eliminata e sostituita da elettricità proveniente da energie rinnovabili, principalmente solare fotovoltaico e turbine eoliche. La quota delle rinnovabili nella produzione di energia aumenterà all'88% nel 2050 nello scenario B2D e all'85% nell'SPS.

Lo scenario delle politiche dichiarate prevede 707 GW di eolico e 880 GW di solare per un totale di 1587 GW entro il 2030, e la capacità totale installata di energia eolica e solare fotovoltaica sarà quindi superiore all'obiettivo di 1200 GW. Ciò è dovuto principalmente alla competitività economica dell'eolico e del solare rispetto ad altre tecnologie, unita all'obiettivo di avere un picco di CO2 prima del 2030.

Tra i principali indicatori elencati all'articolo 3 del Titolo 1 del 14° PQ, nella sezione “Ecologia Verde” sono elencati due indicatori vincolanti (#14 riduzione del consumo di energia per unità di PIL del 13,5%, #15 riduzione delle emissioni di CO2 per unità di PIL del 18%, ma l'indicatore #20, contrassegnato come obbligatorio, che riguarda la capacità complessiva di produzione di energia (che non deve essere inferiore a 4,6 miliardi di tonnellate equivalenti di carbone), è riportato nella sezione "Sicurezza Nazionale".

Il 14° PQ non include alcun indicatore relativo agli obiettivi di PIL (diversamente dai precedenti PQ), quindi l'indicatore n. 15 non definisce valori assoluti per la riduzione delle emissioni di CO2, mentre l'attenzione è spostata sulla produzione di energia, di cui all'art. 11 del Titolo 3 “Accelerare lo sviluppo di un moderno sistema industriale, consolidando e rafforzando le basi dell'Economia Reale”.

L'ubicazione del tema rivela che la decarbonizzazione ha la sua ragion d'essere nella ricerca di un mix che assicuri la massima autonomia possibile alla Cina, seppur nella ricerca di un compromesso anche con le esigenze ambientali e climatiche: il 14° PQ si propone di aumentare la quota di energia da fonti non fossili al 20% (nel 2020 è del 15,8%), in modo che le fonti non fossili possano sostituire le quote di carbone importato.

Gli investimenti previsti riguardano infatti la produzione di energia idroelettrica, eolica, solare e nucleare, oltre ad aumentare l'estensione della rete di distribuzione ad altissima tensione, anche attraverso la realizzazione di 9 basi per la produzione di energia pulita (Figura 7).

Figura 7: Le 9 Basi dell'Energia Pulita e Progetti Principali previsti dal 14° Piano Quinquennale, elaborazione EEGEX.

In conclusione, poiché la Cina sembra già sul punto di raggiungere il picco di intensità energetica e carbonica, perché la riduzione delle emissioni di CO2 è legata alla sostituzione del carbone importato con fonti non fossili e poiché tali investimenti fanno parte della politica di sicurezza nazionale, molto probabilmente la Cina raggiungerà la Neutralità Carbonica entro il 2060, come previsto dalle proiezioni dell'Energy Research Institute del NDRC.

Nel 14° Piano Quinquennale, infatti, la decarbonizzazione non è un obiettivo strategico in sé, ma soprattutto un effetto collaterale delle politiche di sicurezza nazionale e di ammodernamento delle infrastrutture energetiche, intervenendo ancora poco o nulla sulla decarbonizzazione industriale.

Inoltre, le proiezioni dell'Energy Research Institute dell'NDRC mostrano che la Cina potrebbe raggiungere la Neutralità Carbonica prima del 2060, quindi la scelta strategica, rispetto all'obiettivo del 2050, è quella di assicurarsi dieci anni in più di sviluppo industriale con vincoli meno stringenti (o vincoli e limitazioni applicati con più progressività).