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Protezione ecologica e ambientale

Tra i 5 indicatori vincolanti elencati nella sezione “Ecologia Verde” del Titolo 1 dell'articolo 3 del 14° PQ, due indicatori vincolanti (n. 14 e n. 15) sono relativi alla riduzione dell'intensità di carbonio e dell'intensità energetica, gli altri sono correlati alla tutela dell'ambiente:

  • #16 aumentare la percentuale di giorni con una buona qualità dell'aria, nelle città a livello di prefettura e oltre, dall'87% all'87,5%;
  • #17 aumentando la percentuale di acque superficiali oltre la 3a classe dall'83,4% all'85%
  • #18 aumentare la percentuale di copertura forestale dal 23,2% al 24,1%

I tre articoli del Titolo 11 sono dedicati allo sviluppo verde e alla protezione ambientale ed ecologica: “Promuovere lo sviluppo verde e promuovere la convivenza armoniosa tra Uomo e Natura”.

L'articolo 37 è incentrato sul "miglioramento della qualità e della stabilità degli ecosistemi", per i quali il presente Piano fa un salto di qualità nell'approccio, evolvendo la precedente gestione organizzata per "aree pilota" in una visione più organica, attraverso una mappatura generale dei macro ambiti di intervento, per i quali sarà necessario arrivare ad una gestione sistemica (Figura 8).

Figura 8: Aree di intervento per la Tutela Ecologica e progetti principali previsti dal 14° Piano Quinquennale, elaborazione EEGEX.

L'articolo prende in esame le tre grandi macro aree che incidono sulla generazione di riserve idriche in Cina (l'altopiano del Qinghai-Tibet, il bacino del fiume Giallo e il bacino del fiume Yangtze); inoltre si fa esplicito riferimento alla lotta alla desertificazione e al rimboschimento dei confini settentrionali, alla protezione delle foreste del nord-est, alla protezione delle zone umide (di cui il 55% a regime di parco protetto), alla lotta contro l'erosione costiera.

L'approccio sistemico, quindi, riguarda la determinazione di tutte quelle aree sensibili che devono essere poste sotto un regime di tutela, all'interno delle quali avviare politiche di ripristino e conservazione ecologica, accompagnate da politiche di monitoraggio e controllo. Ben 270.000 chilometri quadrati (circa il 90% del territorio italiano) sono interessati dai progetti prioritari di ripristino e conservazione ecologica e tutela della fauna.

L'articolo affronta anche il tema della compensazione ecologica, prevedendo anche l'attuazione di meccanismi finanziari, tuttavia gli obiettivi sembrano ancora legati ad una fase di sperimentazione attraverso progetti pilota.

L'articolo 38 si concentra sul "miglioramento continuo della qualità ambientale" ed è sicuramente quello che ha avuto la più ampia copertura mediatica, perché conferma gli obiettivi del Governo cinese di raggiungere il picco delle emissioni carboniche entro il 2030 e di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060. Come raggiungere l'obiettivo al 2030 è lasciato alla stesura di un Piano d'Azione, non ancora definito, che dovrà gestire una transizione energetica che riduca i consumi energetici in generale, l'intensità energetica e incentivi le fonti energetiche a basse emissioni di carbonio.

L'articolo, però, va ben oltre gli aspetti climatici, fissando obiettivi specifici per il contenimento dell'inquinamento.

Per quanto riguarda l'aria, nelle città, a livello di prefettura e superiori, è prevista una riduzione del 10% del PM2.5, per la prima volta si pone l'obiettivo di aumentare la concentrazione di ozono (ma nessun parametro è stato definito) ed è prevista una riduzione complessiva del 10% delle emissioni di COV e NOx.

Per quanto riguarda l'acqua, una riduzione dell'8% sia di COD che di nitrati, l'eliminazione delle acque al di sotto della 5a categoria, la completa copertura delle fognature nelle aree urbane e il trattamento del 90% dei fanghi da “depurazione non dannosa”, principalmente attraverso impianti di incenerimento centralizzato, il riutilizzo del 25% delle acque reflue nelle prefetture con difficoltà di approvvigionamento idrico.

Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, è prevista l'implementazione della raccolta differenziata a livello nazionale, la realizzazione di impianti centralizzati a livello di prefettura per il trattamento dei rifiuti sanitari e di impianti di trattamento dei rifiuti industriali in prossimità dei grandi poli industriali.

Viene sottolineata la necessità di migliorare il controllo e la prevenzione dei rischi ambientali e di migliorare la governance ambientale, attraverso l'ulteriore affinamento dei sistemi di monitoraggio e gestione già attuati con i precedenti piani quinquennali.

L'articolo 39 dà spazio alla "accelerazione della transizione verso lo sviluppo verde".

L'accento è posto sul risparmio energetico, senza fornire indicatori, mentre è prevista una riduzione del consumo di acqua del 16% per unità di PIL. Viene promosso un concetto generale di contenimento dell'uso del suolo e di mantenimento delle concessioni edilizie per nuovi terreni al di sotto dei 2 milioni di ettari.

L'economia circolare viene promossa in termini generici, auspicando l'attuazione di politiche fiscali e tariffarie che tengano conto dell'uso delle risorse e delle emissioni.

In conclusione, il 14° Piano Quinquennale affronta in modo molto più specifico alcune tematiche riguardanti gli obiettivi di tutela e gestione ecologica delle principali aree sensibili, ma non affronta specificamente il tema del miglioramento dei meccanismi di mercato, né menziona alcuna riforma delle concessioni pubbliche e dei progetti PPP per una più ampia apertura al settore privato.

Come avvenuto con il 13° Piano Quinquennale, ora la responsabilità passa al Consiglio di Stato e ai Ministeri competenti, che dovranno predisporre i Piani di Azione che riguarderanno sia gli interventi amministrativi che regolativi, ma la definizione del 14° PQ, al netto di importanti dichiarazioni politiche, è chiaramente un piano di transizione, volto a consolidare le riforme attuate nei due precedenti piani quinquennali, ma che per alcuni aspetti sembra prendere tempo, rimandando al prossimo piano quinquennale decisioni più critiche legate alla strutturazione di mercato, un rallentamento che sembra volersi adeguare ai ritmi complessivi dello sviluppo economico e urbanistico del Paese ed è coerente con i 10 anni di ritardo dell'obiettivo di Neutralità Carbonica (2060 anziché 2050).