
Quando si parla di Cambiamento Climatico, la Cina non è per niente un Paese passivo, al contrario, l’argomento viene affrontato in modo molto serio perché la Cina ne è particolarmente vittima.
Il 14° Piano Quinquennale ha fatto scalpore nei media mondiali per il suo impegno a raggiungere il picco delle emissioni di CO2 entro il 2030 e raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060; alcuni commentatori celebrano il Piano come “il progetto” di decarbonizzazione cinese e l'avvio della rivoluzione della decarbonizzazione industriale cinese, altri sono molto scettici e pensano che gli impegni siano sostanzialmente pro-forma.
Tra i 5 indicatori vincolanti elencati nella sezione “Ecologia Verde” del Titolo 1 dell'articolo 3 del 14° PQ, due indicatori vincolanti (n. 14 e n. 15) sono relativi alla riduzione dell'intensità di carbonio e dell'intensità energetica, gli altri sono correlati alla tutela dell'ambiente:
Secondo il rapporto annuale CAEPI – China Association of Environmental Protection Industry, elaborato per conto del MEE (Ministero dell’Ecologia e dell’Ambiente), il valore del mercato ambientale si è attestato a 143 miliardi di Euro nel 2020, con un vistoso calo sia rispetto al 2019, in cui il valore aveva superato i 207 miliardi, sia rispetto al 2018, in cui il valore era quasi di 169 miliardi, ma comunque superiore al valore del 2017.
Di fatto, il mercato della protezione ambientale ha perso slancio, principalmente per due motivi:
L'atteggiamento nei confronti delle Società Straniere della protezione ambientale è ben spiegato in alcuni documenti amministrativi a livello provinciale, come il "Piano di sviluppo del cluster dell'industria della protezione ambientale di Chongqing (2015-2020)"[1] e il "Piano di sviluppo dell'industria delle apparecchiature per la conservazione dell'energia e la protezione ambientale della provincia di Sichuan ( 2015-2020)"[2].