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4. Energia e Ambiente

In questa sezione vengono trattati i seguenti argomenti: infrastruttura energetica, qualità dell'aria, acqua, rifiuti e suolo

Indice

 

4.1. Energia

Il settore dell'energia e dell'elettricità in Thailandia è governato dal Ministero dell'Energia (MOE) e coinvolge più agenzie: il Dipartimento per lo sviluppo e l'efficienza delle energie alternative (DEDE), il Dipartimento degli affari energetici, l'Ufficio per la politica e la pianificazione energetica (EPPO), la Commissione per la regolamentazione dell'energia (ERC), Autorità per la generazione di elettricità della Thailandia (EGAT), Autorità metropolitana per l'elettricità (MEA), Autorità provinciale per l'elettricità (PEA), Istituto petrolifero tailandese (PTIT) e PTT Public Co. Ltd1.

La capacità totale di generazione di energia installata in Thailandia è di circa 49 GW generati da EGAT – Autorità per la generazione di elettricità della Thailandia, produttori di energia indipendenti (IPP), piccoli produttori di energia (SPP), produttori di energia molto piccoli (VSPP) e importazioni. La capacità installata di energia rinnovabile è di circa 11 GW (quasi il 23%) della capacità installata totale. L’energia rinnovabile in Thailandia si basa principalmente sulla produzione interna, vale a dire solare, eolica, idrogeno di piccole e grandi dimensioni, biomassa, biogas e termovalorizzazione. La Tailandia ha rinnovato la sua attenzione allo sviluppo delle energie rinnovabili per soddisfare la crescente domanda di energia e la diminuzione delle riserve di gas naturale. Sono state pianificate numerose iniziative in tutti i settori delle energie rinnovabili.

Il governo reale tailandese sta preparando il Piano energetico nazionale thailandese (NEP), una strategia che prevede il futuro del sistema energetico tailandese fino al 2040. La NEP fornirà la direzione della politica di sviluppo nel settore energetico sia per le agenzie governative che per le aziende private. Il NEP, la cui pubblicazione dovrebbe avvenire entro il 2023, combinerà e sincronizzerà i cinque piani d'azione, 

  • Piano di Sviluppo Energetico (PDP),

  • Piano di Sviluppo delle Energie Alternative e Rinnovabili (AEDP),

  • Piano di Efficienza Energetica (EEP),

  • Piano di Gestione del Gas Naturale (Gas Plan),

  • Piano di Gestione dei Combustibili (Oil Plan).

Il PDP attualmente in vigore (anno 2018 Revisione 1) mira ad aumentare la capacità di generazione a 77,21 GW entro il 2037. Ciò sarà realizzato principalmente attraverso la costruzione di centrali elettriche e l’acquisto di energia da parte degli IPP, nonché l’uso di energia rinnovabile. La Thailandia prevede di ritirare 25.310 megawatt di capacità elettrica operativa durante il periodo operativo del PDP, ciò significa che, entro l'anno target del 2037, la Thailandia dovrà aggiungere 53,52 GW di nuova capacità all'attuale dispiegamento di 49 GW. Secondo il nuovo piano energetico, la Thailandia ha proposto di raggiungere la neutralità del carbonio entro il 2065-2070, con l’energia rinnovabile che rappresenterebbe una quota del 50% della sua nuova produzione di energia, sostituendo il gas naturale, che è attualmente il pilastro del suo settore di produzione di energia.

La Tailandia ha un alto potenziale per rifocalizzare il proprio mix energetico verso le fonti rinnovabili. Grazie all’elevata irradiazione solare e all’abbondanza di potenziale di bioenergia, si prevede che l’energia rinnovabile rappresenterà oltre il 30% del mix di capacità installata entro il 2037. Il Paese ha anche un alto potenziale per la bioenergia, derivante da un abbondanza di risorse di materie prime per biomassa, biogas e biocarburanti. Gli esperti di energia prevedono che queste fonti energetiche vedranno una rapida crescita e il sostegno da parte del governo per alimentare la transizione verso le energie rinnovabili. Per quanto riguarda la nuova capacità di energia rinnovabile, ci sono quattro sforzi significativi mirati all’energia rinnovabile: solare (8,74 GW), biomassa (2,78 GW), solare idro-flottante (sotto la responsabilità di EGAT, per 2,725 GW) e produzione elettrica comunitaria da biogas e biomassa rispettivamente (2,453 GW).

La Thailandia sta attuando progetti pilota per lo sviluppo di un sistema di rete avanzato, al fine di gestire al meglio l’introduzione delle rinnovabili. Anche il settore privato sta cercando opportunità per sviluppare progetti con le tecnologie dei sistemi di accumulo (BESS). Il governo sta cercando attivamente nuove policy per consentire alle famiglie di generare e immagazzinare elettricità e poi rivendere l’elettricità in eccesso alla rete. Con questo sforzo, si sta prendendo in considerazione lo sviluppo di smart city pilota, per valutare il potenziale di espansione di questa struttura a livello nazionale.

Per quanto riguarda le fonti energetiche convenzionali (poiché le riserve interne di gas della Thailandia probabilmente si esauriranno nei prossimi dieci o vent’anni), il gas naturale liquefatto (GNL) svolgerà un ruolo importante nel garantire la sicurezza elettrica a medio termine. Con circa il 60% dell’energia elettrica in Thailandia attualmente generata dal gas naturale locale, la diversificazione dell’approvvigionamento energetico è vista come un passo necessario verso una maggiore sicurezza energetica nazionale. Il governo sta importando più gas naturale e sta espandendo i terminali di ricezione del gas, i sistemi di rigassificazione e i serbatoi di stoccaggio del gas per aumentare la capacità fino a 34,8 milioni di tonnellate all’anno entro il 2027.

Sebbene la crescita della domanda di energia ed energia elettrica in Thailandia sia rallentata a causa della recessione economica globale e dell’impatto della pandemia, il settore energetico rimane relativamente attraente. Il mercato tailandese continua a richiedere apparecchiature per la generazione di energia elettrica che utilizzano vari tipi di combustibili. L’industria energetica è importante per la Thailandia poiché il paese si impegna a raggiungere la crescita economica mantenendo la sicurezza energetica con un minimo del 20% di riserve energetiche.

Nel 2022, la Thailandia ha adottato uno schema di Feed-in Tariff per il periodo 2022-20302, al fine di agevolare la produzione di energie rinnovabili da Produttori molto piccoli (men di 10MW di potenza installata) e Produttori Piccoli (tra 10 e 90 MW di capacità installata). Si tratta di un programma di acquisto piuttosto contenuto per un totale di 5,2 GW di nuova capacità installata3.

 

Anno

Biogas

Eolico

Fotovoltaico a terra

Fotovoltaico a terra con battery storage

Totale

2024

 

 

190

100

290

2025

 

250

290

100

640

2026

75

250

258

100

683

2027

75

250

440

100

865

2028

75

250

490

200

1015

2029

70

250

310

200

830

2030

40

250

390

200

880

Totale

335

1500

2368

1000

5203

Tabella : nuova capacità installata secondo il programma di acquisto 2022-2030 (valori in MW), il fotovoltaico a terra con battery storage è riservato ai Produttori Piccoli, mentre tutte le altre voci sono aperte anche ai Produttori Molto Piccoli.

Ai produttori vengono offerte le Feed-in-Tariff come in Tabella 2, con un premio aggiuntivo di 0,50 THB per kWh (0,014 dollari/kWh) per progetti situati nelle province del confine meridionale (Yala, Pattani, Narathiwat e i distretti di Chana, Thepha, Saba Yoi e Na Thawi a Songkhla).

 

FiT

(TBH/kWh)

FiT

(US$/kWh)

Biogas

2,0724

0,057

Fotovoltaico a terra

2,1679

0,059

Fotovoltaico a terra con battery storage

2,8331

0,078

Eolico

3,1014

0,085

Tabella : Feed-in Tariff per tipologia di produzione

 

4.2. Aria

La Tailandia è tra i paesi più inquinati del sud-est asiatico con un inquinamento da particolato che ha raggiunto i 23,8 μg/m3 nel 2020, quasi 5 volte superiore alle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Agli attuali livelli di inquinamento stanno riducendo l’aspettativa di vita media dei tailandesi di 1,8 anni rispetto a quanto sarebbe se le linee guida dell’OMS fossero rispettate in modo permanente. Ma nella regione settentrionale (Lanna), i livelli di inquinamento atmosferico sono dal 18 al 52% più alti rispetto alla media nazionale4.

Nel 2016, è stato stimato che oltre 33.000 decessi in Thailandia fossero attribuibili all’inquinamento atmosferico. Una ricerca condotta ha stimato che il costo sociale generato dal PM2,5 a livello nazionale nel 2019 è stato pari quasi all’11% del PIL di quell’anno5.

L'inquinamento atmosferico in Thailandia è stagionale, si presenta come una coltre di fumo e particelle diffusa e di lunga durata che si verifica sia in Thailandia che nei paesi vicini, tra cui Myanmar, Laos e Cambogia. Si tratta di un problema particolarmente acuto nel nord del Paese, dove nove province sono pesantemente colpite; I livelli di inquinamento atmosferico raggiungono il picco tra febbraio e aprile e gli impatti si faranno sentire su un'area con una popolazione totale di circa 6 milioni di persone.

Nelle campagne della Thailandia Myanmar, Laos e Cambogia e ancora in uso la pratica della addebbiatura tra novembre e maggio, un metodo rudimentale di fertilizzazione ottenuto incendiando i campi, che produce una coltre che, a causa dei monsoni secchi invernali, non può essere ripulita dall’aria per mancanza di piogge. Questa coltre si somma alla sospensione di inquinanti di Cina ed India e forma il fenomeno denominato “Nuvola Marrone Asiatica”, ben visibile dai satelliti fin dalla fine degli anno ’90.

Sebbene le fonti di inquinamento dell'aria varino da luogo a luogo, le fonti generalmente includono:

  • crescente intensità di trasporti sia leggeri che pesanti

  • combustione di biomassa e rifiuti agricoli

  • incendio per deforestazione

  • incendi boschivi naturali

  • combustione di legna e carbone per cucinare

  • incenerimento di rifiuti residenziali e urbani

  • emissioni transfrontaliere originate da altri paesi

  • centrali termoelettriche

  • polvere urbana derivante dai lavori di costruzione e dalla mancanza di pulizia delle strade

  • emissioni provenienti da fabbriche e altre fonti industriali

Gli standard della Thailandia per gli inquinanti atmosferici sono meno rigorosi rispetto ai livelli delle linee guida dell’OMS6. Ad esempio, lo standard tailandese per i livelli giornalieri di PM2,5 è di 50 μg/m3, rispetto alle linee guida dell’OMS di 25 μg/m3; per il PM10 lo standard provvisorio è di 120 μg/m3, mentre la linea guida dell'OMS è di 50 μg/m3.

La maggior parte delle leggi e dei piani che riguardano direttamente la qualità dell'aria rientrano nelle competenze di più ministeri. Quelli che regolano le emissioni derivanti dalla produzione di energia sono di competenza del Ministero dell'Energia, mentre quelli con un ambito più ampio, dalla mitigazione dei cambiamenti climatici e gestione dei rifiuti, agli standard di qualità ambientale, sono di competenza del Ministero delle Risorse Naturali e dell'Ambiente (MONRE). MONRE gestisce anche gli impegni internazionali della Thailandia sul cambiamento climatico. Altri ministeri competenti includono il Ministero dell'Industria, per quanto riguarda le emissioni industriali, e il Ministero dell'Interno, che è rilevante per la prevenzione e la mitigazione dei disastri (inclusi gli incendi), la pianificazione urbanistica e rurale e l'applicazione delle normative, anche a livello di governi provinciali e locali.

Ciò si traduce in politiche molto specifiche che si concentrano su un particolare inquinante o fonte atmosferica e ne limitano anche l’applicazione, poiché altri ministeri o agenzie non possono agire su fonti inquinanti al di fuori del loro mandato. Questi fattori possono portare a politiche con un impatto complessivo più limitato. 

Altri ostacoli includono la mancanza di dati sufficienti e accurati sulla qualità dell'aria (il PCD dispone di 70 stazioni di monitoraggio dell'aria a livello nazionale e ampie sezioni del paese non sono coperte) e il conflitto tra la spinta del governo verso la crescita economica e la necessità di proteggere l'ambiente e la salute umana.

Il Dipartimento di controllo dell’inquinamento (PCD) conduce il monitoraggio ufficiale della qualità dell’aria, funzionando principalmente come organo consultivo e fissando gli standard nazionali. Può allertare il ministero competente in caso di episodi di inquinamento atmosferico, ma ha poteri esecutivi limitati. Collabora inoltre con i governi provinciali durante i periodi di picco di inquinamento, per aiutarli a trovare misure per il controllo delle emissioni. 

Nel 2019, il governo tailandese ha deciso di rendere l’inquinamento atmosferico una priorità nazionale. Successivamente ha pubblicato il piano d’azione nazionale per “Affrontare il problema dell’inquinamento (particolato) 2019-2024”7. Il piano mira a dare potere alle autorità locali per affrontare meglio le fonti di inquinamento atmosferico, come le fabbriche e gli incendi agricoli a cielo aperto.

Inoltre, è in discussione la bozza di un “Clean Air Act”8 per una regolazione globale della materia, tra il 2020 ed il 2021 gli Stakeholder hanno presentato in tutti cinque bozze, tre delle quali sono state rigettate perché incompatibili con la Legge finanziaria, ne rimangono due che sono state portate al vaglio del Parlamento.

 

4.3. Acqua

La Tailandia ha 22 bacini fluviali principali e 27 fonti di acque sotterranee. Per decenni, la Thailandia ha dovuto affrontare problemi legati alle sue risorse idriche, tra cui carenza idrica, siccità, inondazioni, diminuzione dei livelli delle acque sotterranee e intrusione di acqua salata nelle sue fonti sotterranee. Ad esempio, nel 1979, 1994 e 1999 si sono verificate gravi siccità che hanno colpito ogni parte del paese, e negli ultimi 10 anni un numero crescente di siccità ricorrenti ha colpito un’area totale di 42.280 km². Queste siccità hanno causato notevoli danni all’economia tailandese a causa delle gravi carenze idriche che colpiscono l’agricoltura, i consumi e i sistemi ecologici. La persistente siccità del periodo 2015-2016 (considerata la peggiore siccità degli ultimi 20 anni nel paese) ha provocato perdite considerevoli superiori a 2,5 miliardi di dollari, colpendo pesantemente l’agricoltura (in particolare le risaie). Allo stesso modo, si stima che la siccità del 2019 abbia causato perdite pari a 312 milioni di dollari a causa della perdita di raccolti, dal riso, mais, canna da zucchero alla tapioca. La Thailandia è inoltre fortemente esposta alle inondazioni, che rappresentano di gran lunga il pericolo naturale più grave per il paese in termini di impatto economico e umano9.

Nonostante i problemi di carenza idrica, in generale i thailandesi sono riusciti ad accedere in misura sufficiente all’acqua potabile; la percentuale delle famiglie che hanno accesso all’acqua potabile pulita è aumentata dal 97% nel 2012 al 98% nel 2016 e al 99,5% nel 2019. Tuttavia, la qualità dell’acqua disponibile rimane un problema. I dati del Rapporto del Ministero della Salute Pubblica sulla qualità dell’acqua potabile del 2009-2019 hanno mostrato che solo il 40,8% dell’acqua disponibile per le famiglie era adatta al consumo. D’altro canto, il 43,7% dell’acqua domestica necessitava di ulteriore trattamento prima del consumo, mentre un ulteriore 15,5% comprendeva acqua che era stata contaminata da sostanze chimiche oltre il limite raccomandato. Ulteriori studi hanno inoltre dimostrato che circa il 59,2% dell’acqua utilizzata nelle famiglie non soddisfa gli standard richiesti. Gran parte di queste risorse idriche provenivano da fonti gestite dagli enti governativi locali.

In termini di accesso all’igiene, i dati del 2019 mostrano che l’89% dei membri delle famiglie in Thailandia aveva accesso a strutture designate per il lavaggio delle mani e che il 97,1% aveva accesso ai servizi igienici senza doverli condividere. Tuttavia, le famiglie più povere e meno istruite continuano ad affrontare difficoltà nell’accesso ai servizi igienici10.

In Thailandia coesistono diverse problematiche legate all’acqua. Si prevede che, nei prossimi anni, la gestione sostenibile dell’acqua sarà resa sempre più difficile dall’aumento della popolazione, dalla crescita economica, dalla rapida urbanizzazione e dalle minacce incombenti poste dai cambiamenti climatici.

La continua crescita economica e sociale, unita alla transizione verso l’agricoltura industriale, ha aumentato la domanda idrica della Thailandia. Nel 2021 la domanda totale di acqua nel Paese ha raggiunto circa 100 miliardi di m³, di cui l’agricoltura rappresentava l’82,5%, seguita dalla domanda per la conservazione degli ecosistemi (12,81%), il consumo (3,73%) e l’industria (0,98%).

La crescita della popolazione e un numero crescente di turisti nel paese, insieme a sistemi di fognari inadeguati, hanno provocato l’inquinamento delle fonti d’acqua superficiali e quindi il deterioramento della qualità dell’acqua. Nel 2018, la percentuale di acqua proveniente da fonti superficiali conforme agli standard qualitativi richiesti era pari al 91%. Nel 2019, questa percentuale era scesa all’82%. Inoltre, la percentuale di fonti idriche di scarsa qualità è raddoppiata, passando dal 9% nel 2018 al 18% nel 2019. Per quanto riguarda la qualità delle acque sotterranee, alcune aree del Paese presentano elevati livelli di ferro e manganese, derivanti dalle condizioni geologiche e idrogeologiche. Nel 2020 è stato riscontrato che alcune falde poco profonde sono contaminate anche da metalli pesanti e composti organici volatili provenienti da discariche e siti di smaltimento dei rifiuti delle industrie e di alcune zone industriali.

Mentre il clima continua a cambiare, la Thailandia subisce sempre più gli impatti delle minacce legate all’acqua. Gli episodi di siccità nella stagione secca e di inondazioni durante la stagione dei monsoni stanno diventando sempre più comuni, con impatti a livello nazionale che colpiscono in modo sproporzionato le comunità a basso reddito che dipendono fortemente dalle risorse naturali e dall’agricoltura per il loro sostentamento.

Con l’obiettivo di gestire le risorse idriche del Paese in modo efficace e allinearsi all’SDG 6 (garantire la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari per tutti), la Thailandia ha formulato il Piano Generale ventennale sulla Gestione delle Risorse Idriche (2018-2037). Questo piano è diviso in sei dimensioni:

  • gestione delle risorse idriche per uso domestico,

  • garantire la sicurezza idrica per il settore produttivo,

  • gestione delle inondazioni e dei disastri legati all'acqua,

  • qualità e conservazione dell'acqua,

  • ripristino delle foreste a monte e prevenzione dell'erosione del suolo,

  • approccio gestionale.

Inoltre, il Paese ha approvato il Water Resources Act (2018), che è il principale atto legislativo in questo settore. La legge copre l’intero sistema delle risorse idriche e assegna ai Ministeri il compito di supervisionare le risorse idriche del Paese. Inoltre, la Thailandia ha anche istituito l’Ufficio delle Risorse Idriche Nazionali (ONWR) come punto focale per tutte le agenzie competenti e l’autorità centrale che sovrintende all’attuazione del Piano generale.

La Tailandia sta, inoltre, dando priorità all’accesso paritario e standardizzato ai servizi igienici e ai servizi igienico-sanitari. Durante la crisi del COVID-19, il Dipartimento della Salute ha sensibilizzato sull’importanza delle corrette procedure di lavaggio delle mani e ha valutato la disponibilità degli imprenditori nel fornire ai clienti attrezzature per il lavaggio delle mani come sapone, gel alcolico e disinfettante. Inoltre, a lungo termine, il Dipartimento della Salute sta attuando il Piano Generale sulla Gestione dei Servizi Igienici e dei Rifiuti (2018-2029), che comprende 5 strategie chiave:

  • aumentare l'uso di servizi igienici;

  • aumentare la qualità dei bagni pubblici in linea con gli stili di vita del popolo tailandese;

  • lo sviluppo e la gestione globale dei servizi igienici e dei rifiuti;

  • sviluppo del sistema igienico-sanitario nazionale;

  • la creazione di conoscenze e abitudini igienico-sanitarie complete.

Nonostante i grandi progressi, il Paese deve ancora affrontare delle sfide significative nell’attuazione della Gestione Integrata delle Risorse Idriche (IWRM). Sebbene la legge sulle risorse idriche esista già, la Gestione Integrata fatica ad essere implementata pienamente a causa della sovrapposizione con altre leggi. Anche l’allocazione di budget un budget appropriato per le infrastrutture rimane un problema. Sebbene la legge assegni all’Ufficio delle Risorse Idriche Nazionali (ONWR) il ruolo di agenzia centrale per il coordinamento di tutte le agenzie pertinenti, ci vuole ancora un certo sforzo per garantire un coordinamento e un'integrazione efficaci.

I sistemi municipali di trattamento delle acque reflue possono essere classificati in tre tipologie11

  • Sistema delle acque reflue in loco,

  • Sistema di acque reflue di cluster,

  • Sistema centrale delle acque reflue.

Nel 2017, il Dipartimento di Controllo dell'Inquinamento ha pubblicato le linee guida per la gestione delle acque reflue provenienti da case ed edifici (ad esempio, hotel, ospedali, scuole, uffici, grandi magazzini, ristoranti, mercati). Le singole fonti puntuali dovrebbero installare un trattamento primario delle acque reflue con condense grassi e fosse settiche, seguiti da un piccolo sistema di trattamento delle acque reflue per migliorare la qualità delle acque reflue e soddisfare gli standard sugli effluenti degli edifici prima dello scarico nelle fogne pubbliche o nei bacini di infiltrazione. 

Oltre a raccogliere le acque reflue da singole fonti puntuali per un ulteriore trattamento, per le piccole comunità viene utilizzato un sistema di acque reflue a cluster (un piccolo impianto di depurazione con un volume di acque reflue di 50-500 m3/giorno). Nel 2017 esistevano circa 38 di questi impianti, generalmente con semplici sistemi di trattamento biologico delle acque reflue.

Nel 2017 erano in funzione 101 depuratori centralizzati, di cui il 12% con una capacità superiore a 50.000 m3/giorno (impianti di grandi dimensioni), il 45% con una capacità di 10.000-50.000 m3/giorno (impianti di medie dimensioni) e il resto con capacità inferiore a 10.000 m3/giorno (piccoli impianti).

La capacità totale di trattamento degli impianti di depurazione è di soli 2,64 milioni di m3/giorno, pari al 26,6% del volume totale delle acque reflue (pari a 9,93 milioni di m3/giorno).

Per quanto riguarda le acque reflue industriali, sull'Autorità per i Complessi Industriali della Thailandia (IEAT) è responsabile dell'impianto di depurazione centrale di ciascuna zona industriale. Le acque reflue di ogni stabilimento devono essere trattate preliminarmente dal proprietario fino a soddisfare i criteri di qualità dell'acqua specificati dallo IEAT, prima di essere raccolte e trattate nuovamente nell'impianto di depurazione centrale della zona industriale. Attualmente ci sono in totale 60 depuratori attivi (su 67 zone industriali). la maggior parte di questi depuratori (73%) sono sistemi a Fanghi Attivi ed SBR, mentre il resto sono impianti di lagunaggio (SP, AL) e contatto biologico rotante (RBC).

Recentemente, trattamenti avanzati come carboni attivi, microfiltrazione, ultrafiltrazione e osmosi inversa sono stati utilizzati per migliorare la qualità delle acque a valle degli impianti di depurazione biologici di otto zone industriali nelle province di Chonburi12, Rayong, Prachinburi, Ang Thong e Samut Sakhon. Quest'acqua trattata viene utilizzata come acqua di processo e come acqua di raffreddamento per processi industriali e centrali elettriche.

Le tariffe di conferimento delle acque reflue non sono omogenee; nel 2017a Bangkok13, le utenze domestiche pagavano una tariffa forfettaria 0,83 dollari al mese (30 baht), gli edifici governativi, gli uffici, le scuole, gli ospedali e gli edifici religiosi pagavano una tariffa forfettaria scaglionata in base ai consumi da un minimo di 13,77 dollari (500 baht) ad un massimo di 41,30 dollari (1500 baht), mentre Hotel, centro commerciali e fabbriche pagavano una tariffa a volume pari a 0,11 dollari al m3 (4 baht/m3), ma nel 2023 è stata data notizia14 che le tariffe di conferimento verranno aumentate fino al raddoppio per determinate categorie di utenze commerciali ed industriali.

 

4.4. Rifiuti

 

4.4.1. Produzione e trattamento

Secondo il National Statistical Office of Thailand15, la produzione annua di Rifiuti Solidi è cresciuta da 26,85 milioni di tonnellate nel 2015 a 28,71 milioni di tonnellate nel 2019, per poi crollare a 24,98 milioni di tonnellate nel 2020 a causa della contingenza sanitaria Covid-19. Nel corso del 2020, la produzione è di rifiuti solidi si ulteriormente ridotta, raggiungendo quota 24,98 milioni di tonnellate.

La percentuale di Rifiuti Solidi prodotti nelle aree urbane varia tra il 56% ed il 58% del totale, tuttavia la percentuale della popolazione inurbata rappresenta solo il 34,3-34,5% del totale.

La produzione media giornaliera pro capite di rifiuti solidi varia tra 1,13 e 1,18 kg a seconda degli anni, ma la popolazione inurbata produce una media di 1,91 – 1,98 kg, mentre quella non inurbata una media di 0,72 – 0,76 kg.

Il Rifiuto Solido Urbano è composto al 64% di rifiuti organici ed alimentari, 8% carta, 2% metalli, 17,6% Plastica ed il rimanete da secco indifferenziato. 

Secondo il Dipartimento di Controllo dell'Inquinamento (PCD)16, nel 2015, il 50,2% dei rifiuti solidi non erano stati raccolti o erano stati smaltiti in modo improprio, il 18,5% era stato riutilizzato o riciclato ed il 31,3% era stato conferito a discarica.

Il Governo thailandese si è trovato ad affrontare una vera e propria emergenza dei rifiuti, che ha avuto particolare visibilità internazionale per l’impatto delle plastiche sulle acque oceaniche; per questo motivo il Governo thailandese ha deciso di affrontare la riorganizzazione del settore, attuando una serie di profonde e complesse riforme strutturali, secondo il paradigma delle 3R (Ridurre, Riutilizzare, Riciclare).

Nel 2018, Il Ministero delle Risorse Naturali e dell’Ambiente riferisce che il 27% dei rifiuti solidi rimane smaltito in modo improprio, tuttavia il 34% è stato riciclato e riutilizzato, mentre il 39% è stato correttamente smaltito17.

 

4.4.2. Tasse e Tariffe di conferimento in discarica del Rifiuto Solido Urbano

Nell’Area Metropolitana di Bangkok, le unità abitative pagano una tassa mensile per la raccolta dei rifiuti ed una tassa mensile per lo smaltimento, le due tassazioni sono calcolate per tranche in base al volume giornaliero di rifiuti prodotto dall’unità abitativa; per entrambe, la taglia minima, per volumi giornalieri fino a 20 litri, è di 20 baht (0,52 Euro)18.

L’Area Metropolitana ha previsto il ritocco delle tariffe a rialzo, che dovrebbero entrare in vigore nel 2024, portando la tariffa mensile minima a 30 baht (0,78 Euro) per la produzione di 20 litri giornalieri, sia per la raccolta che per lo smaltimento; la nuova tariffazione introduce anche un incentivo alla differenziazione dei rifiuti all’origine, grazie al quale chi produce fino a 20 litri di rifiuti al giorno viene a pagare le tasse di raccolta e di smaltimento un importo di 10 baht ciascuna al mese (0,27 USD).

Le discariche autorizzate ricevono una un tariffa di conferimento la cui quantificazione viene determinata a seconda delle condizioni locali, in genere di valore molto basso, anche considerando che le discariche sanitarie sono molto poche. Secondo lo studio “Economic Assessment of Medium and Large-Scale Landfill Mining Business: Case Study Thailand” pubblicato a settembre 202319, la comparazione di due impianti, uno nella provincia di Samutprakarn, immediatamente a sud-est dell’area metropolitana di Bankok, e l’altro nella provincia di Chanthaburi, al confine con la Cambogia, si può dedurre che, nel primo caso, la tariffa di conferimento sia circa 17 dollari alla tonnellata, mentre nel secondo la tariffa sia di 11 dollari a tonnellata.

 

4.4.3. Waste to Energy

La realizzazione di impianti waste-to-energy è incentivata dal Governo thailandese, con l’obiettivo di arrivare ad una capacità installata di 900MW entro il 203720.

Alla fine del 2018, il Dipartimento per lo Sviluppo e l’Efficienza delle Energie Alternative ha riferito che erano operativi 33 impianti waste-to-energy, per una capacità installata di 283MW; si trattava di un incremento considerevole rispetto ai 65.72MW installati nel 2014, ma comunque al di sotto dell’obiettivo di 410 MW fissato dalle Autorità.

La realizzazione degli impianti waste-to-energy, in particolare quelli di termovalorizzazione, rappresenta una soluzione per la chiusura del ciclo integrato di gestione dei rifiuti, ma è anche fonte di perplessità e preoccupazione, in quanto gli impianti con capacità inferiore ai 10MW sono esenti dalla Valutazione di Impatto Ambientale: dei 33 impianti attivi nel 2018, solo 2 avevano capacità installata superiore ai 10MW. 

Dei 33 impianti attivi, 11 erano stati realizzati in Partenariato Pubblico Provato ed altri 15 erano in fase autorizzativa con la stessa formula.

La Thailandia ha adottato uno schema Feed-in Tariff21, originariamente di 3,66 baht/kWh (0,11 US$), poi riformato con una formula che differenza per dimensione d’impianto (comunque inferiore a 10MW) e composto da una componente fissa ed una variabile, indicizzata al tasso di inflazione con riferimento all’anno 2014.

 

Capacità

< 1MW

1MW – 3 MW

> 3 MW

FIT(F)

3.13

2.61

2.39

FIT(V)

3.21

3.21

2.69

FIT

6.34

5.82

5.08

Tabella : Schema Feed-in Tariff per la termovalorizzazione. la FIT(V) viene indicizzata al valore dell'inflazione in base 2014.

 

4.4.5. Gestione dei rifiuti in plastica

Nel 2018, la Thailandia ha prodotto 2 milioni di tonnellate di rifiuti in plastica, di cui 0,5 milioni di tonnellate era plastica riciclabile (principalmente bottiglie), 1,2 milioni di tonnellate erano sacchetti di plastica e 0,3 milioni di tonnellate erano altri rifiuti di plastica (come scatole, vassoi, bottiglie, coperchi). Un quarto dei rifiuti di plastica è stato riciclato, mentre il restante 75% è stato inviato in discarica22.

Fino al 2017, la Cina era il principale importatore mondiale di rifiuti plastici, tuttavia in quell’anno il Governo cinese ha introdotto la politica “National Sword”, con la quale ha improvvisamente ridotto le importazioni del 99%: i flussi di rifiuti di plastica sono stati conseguentemente deviati su Vietnam, Malesia a Thailandia.

Nel 2021, pellet e flake derivanti dalla plastica riciclata venivano venduti a circa 27 baht al kg (0,80 US$)23, ma sebbene l’enorme afflusso di rifiuti plastici, oltre a quello della produzione interna, abbia dato la stura ad un rapido sviluppo dell’industria del riciclaggio, la Thailandia ha sostanzialmente rischiato di diventare la discarica del Sud Est Asiatico, con gravi problematiche di gestione ambientale, dovute sia alla perdita di rifiuti plastici, soprattutto nei corsi d’acqua, sia alle emissioni in atmosfera dovuti ai processi di riciclaggio ed ai troppi incendi negli accumuli di rifiuti24.

La Roadmap per la Gestione dei Rifiuti in Plastica (2018-2030) mira al raggiungimento di diversi obiettivi: 

  • 100% di riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti di plastica entro il 2027,

  • passaggio a materiali alternativi ecologici ed alla riduzione o alla fine dell'uso di vari prodotti di plastica, tra cui tappi dei barattoli, plastiche oxo-degradabili, microsfere di plastica, borse per la spesa in plastica più sottili di 36 micron, bicchieri di plastica monouso più sottili di 100 micron, scatole per pasti in schiuma, cannucce di plastica (entro il 2022),

  • la riduzione dell’afflusso di rifiuti di plastica in mare del 50% entro 2027.

I sacchetti di plastica monouso sono stati vietati nei negozi a partire dal 2020, sebbene siano ancora consentiti nei mercati di prodotti freschi e nelle aree rurali.

A partire dal 2021 il governo tailandese ha deciso di ridurre l’importazione di rifiuti di plastica e di vietarne totalmente l’importazione entro il 2026, così da favorire l’utilizzo dei rifiuti domestici.

 

4.4.4. Processo di riforma

I rifiuti sono classificati in cinque categorie: 

  • Rifiuti solidi urbani,

  • Rifiuti infettivi,

  • Rifiuti industriali pericolosi,

  • Rifiuti industriali non pericolosi

  • Rifiuti pericolosi comunitari.

A livello centrale, diversi ministeri si assumono la responsabilità di ciascuna categoria.

Il Ministero delle Risorse Naturali e dell'Ambiente (MONRE), in particolare il Dipartimento di Controllo dell'Inquinamento (PCD), si occupa dei rifiuti solidi urbani e dei rifiuti pericolosi comunitari, il Ministero della Sanità Pubblica raccoglie i rifiuti infettivi da ospedali e centri sanitari, mentre il Ministero dell'Industria (Dipartimento del Lavoro Industriale) e l'Autorità per i Complessi Industriali della Thailandia (IEAT) si occupano dei rifiuti industriali pericolosi e non pericolosi

L’attuazione delle riforme è stata resa particolarmente complicata dalla peculiare configurazione delle Amministrazioni Locali, che segue un sistema che si è stratificato nel tempo e vede la coesistenza di Amministrazioni Locali direttamente controllate dal governo centrale, tramite nomina dei governatori e dei funzionari, mentre in altre Amministrazioni Locali le funzioni di governo sono elette ed i funzionari gestiti a livello locale. Nell’ambito di entrambe le Amministrazioni locali, i vari Ministeri centrali hanno degli uffici distaccati, per cui una determinata materia, tra cui la gestione dei rifiuti, risponde sia alla gestione orizzontale dell’Amministrazione Locale, sia a quella verticale dei ministeri competenti.

Di fatto, a partire dagli anni ’90 e prima, la gestione dei rifiuti era sostanzialmente delegata all’autogestione delle Amministrazioni Locali, ma dal 2014 il Governo thailandese ha dovuto mettere mano anche ad un processo di riorganizzazione della macchina amministrativa, centralizzando il più possibile funzioni di controllo ed indirizzo e responsabilizzando le Amministrazioni Locali con obiettivi, atti specifici e linee guida, compresa anche l’aggregazione di Amministrazioni Locali in Cluster.

Questa una cronologia delle principali riforme:

  • 2014, riorganizzazione della Governance del Rifiuto Solido Urbano. Il Ministero dell'Interno è diventato l'attore principale per la gestione dei rifiuti solidi urbani e il Ministero delle Risorse Naturali e dell'Ambiente è diventato il pianificatore (Risoluzione del Consiglio dei Ministri del 12/05/2015). I comitati per la gestione dei rifiuti solidi urbani a livello nazionale e provinciale sono stati formati nel 2017, i comitati per la gestione dei rifiuti solidi urbani a livello amministrativo distrettuale e locale sono stati formati nel 2019 (secondo la legge sul Mantenimento della Pulizia e dell'Ordine del Paese, risoluzione del Consiglio dei Ministri del 16/06/ 2015)

  • 2014, Sostegno al Partenariato Pubblico-Privato (PPP) per la gestione dei rifiuti (Delibera Consiglio Nazionale della Pace e dell'Ordine del 26/08/2014). Nel 2019 sono stati almeno 11 i nuovi progetti waste-to-energy in PPP ed altri 15 progetti di gestione dei rifiuti erano in fase di autorizzazione

  • 2015, Raggruppamento delle organizzazioni amministrative locali (LAO) per la gestione dei rifiuti solidi urbani. Nel 2019 erano state raggruppate oltre 700 LAO in 324 cluster per la gestione dei rifiuti, questo numero è stato ridotto a 262 cluster nel 2019.

  • 2016, Master Plan Nazionale per la Gestione dei Rifiuti Solidi e Pericolosi (2016-2021).

    • Promuovere tecnologie adeguate per la gestione dei rifiuti e dei rifiuti: discarica sanitaria, discarica semi-aerobica, fermentazione per la produzione di biogas, fermentazione per fertilizzanti, tecnologie per i Combustibili Solidi Secondari, incenerimento/combustione.

    • Promuovere una legge specifica per la gestione dei rifiuti solidi urbani.

    • Promuovere la cooperazione tra i LAO per la gestione dei rifiuti.

  • 2018, Legge sul Mantenimento della Pulizia e dell'Ordine del Paese, B.E. 2560 (2018).

    • Istituire un comitato per la gestione dei rifiuti solidi urbani.

    • Adeguare la limitazione delle tariffe per i rifiuti,

    • Linee guida per il subappalto e il PPP per la gestione dei rifiuti,

    • Linee guida per la cooperazione tra i LAO nella gestione dei rifiuti solidi urbani.

  • 2023, 2° Piano d'azione nazionale sulla gestione dei rifiuti (2023-2027). Approvato dal Consiglio dei Ministri il 7 febbraio 2023, delinea i seguenti obiettivi:

    • L'80% dei rifiuti solidi urbani sarà gestito adeguatamente, il 36% incoraggiando la raccolta differenziata a livello domestico e il riciclaggio e

    • Promuovere la termovalorizzazione che prevede di ridurre la quantità di rifiuti da smaltire in modo improprio (ad esempio, discarica a cielo aperto, combustione a cielo aperto) e conferiti in discarica

    • Aumentare l’uso di materiali riciclati nelle linee di produzione da rifiuti riciclabili, ad esempio rifiuti di plastica e rifiuti di imballaggio di carta, vetro, alluminio, dal 74% al 100%

    • Ridurre gli sprechi alimentari al 28% con conseguente prevenzione degli odori nelle discariche e riduzione delle emissioni di gas serra

    • Non meno del 50% dei rifiuti pericolosi della comunità sarà gestito adeguatamente.

    • Il 100% dei rifiuti infetti e dei rifiuti industriali pericolosi sarà gestito correttamente.

 

4.5. Suolo

La Tailandia ha vissuto un importante sviluppo industriale per oltre mezzo secolo ed è ora un’economia a reddito medio-alto. Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, è passata da un’economia basata sull’agricoltura ad una focalizzata sulla produzione orientata all’esportazione, integrando la produzione high-tech nel settore automobilistico (in gran parte assemblaggio) ed elettronico. Altre industrie manifatturiere includono prodotti tessili e dell'abbigliamento, gomma – plastica, gioielli, calzature e cemento. Esiste anche un settore minerario ed estrattivo relativamente piccolo ed attività petrolchimiche nella regione orientale. L’economia sta ora attraversando una fase di trasformazione verso settori manifatturieri e dei servizi a maggior valore aggiunto. 

Gli impianti di sviluppo e produzione sono in gran parte concentrati intorno a Bangkok ed il Corridoio Economico Orientale, con il nord, il nord-est e l'estremo sud meno sviluppati.

A causa dello spostamento verso un’economia manifatturiera con lo sviluppo di aree industriali dedicate, nonché della presenza di siti di smaltimento e raccolta di rifiuti industriali e di discariche illegali di rifiuti industriali, la Thailandia deve affrontare notevoli problemi di contaminazione del territorio nelle aree dismesse. 

La legge sul “Miglioramento e la Conservazione della Qualità dell'Ambiente Nazionale”25 del 1992 è la principale normativa ambientale in Thailandia. Stabilisce gli standard di qualità del suolo e delle acque sotterranee e, nel 2013, è stata apportata una revisione per includere l'obbligo di un'assicurazione ambientale per le attività che potrebbero causare danni all'ambiente o un sito potenzialmente contaminato, nonché un fondo ambientale per finanziare la bonifica di siti contaminati26.

Un nuovo regolamento del Ministero dell'Industria nel 2016, “Controllo della contaminazione del suolo e delle acque sotterranee nelle aree industriali”27, impone ad alcuni proprietari di stabilimenti nuovi ed esistenti di raccogliere campioni di suolo e acque sotterranee all'interno del complesso industriale e di monitorarne la qualità a intervalli regolari, per garantire che i criteri di contaminazione del suolo e delle acque sotterranee non vengano superati. Laddove siano presenti dei superamenti, i proprietari degli stabilimenti sono tenuti a proporre misure di controllo e riduzione della contaminazione e a riferire al Dipartimento dei Lavori Industriali entro 180 giorni dalla rilevazione del problema. I proprietari sono inoltre tenuti a proporre un calendario per la risoluzione della questione.

Un'altra promulgazione avvenuta più tardi nel novembre 2016, la Notifica ministeriale sui “livelli di screening e sulle indagini sulla contaminazione del suolo e delle acque sotterranee nel sito industriale”28, fornisce ulteriori dettagli sulle metodologie per le valutazioni della contaminazione del suolo e delle acque sotterranee e sugli standard di qualità del suolo e delle acque sotterranee rispetto ai quali i risultati dei test verranno confrontati.

Il National Environmental Board della Thailandia ha pubblicato la revisione dello Standard di Qualità del Suolo nella Gazzetta Reale dell’11 marzo 2021. Il nuovo standard classifica il suolo in due gruppi in base alla destinazione d’uso, distinguendo tra (1) uso residenziale e (2) altre destinazioni d’uso (in cui ricadono uso industriale, commerciale e agricolo). In entrambi i casi, i parametri di screening sono 41, suddivisi in metalli pesanti, composti organici volatili, pesticidi e altre sostanze (come pcb-126 e TCDD). Per la metodologia di analisi viene esplicitamente richiamato lo standard SW-846 della Environmental Protection Agency degli USA.

Nel 2020 è stata pubblicata una linea guida generale29 per la procedure di bonifica, che prevede un processo che inizia con un una indagine preliminare, seguita da una caratterizzazione del sito e dalla analisi di rischio; va elaborato un piano di bonifica che deve essere eseguito e seguito da un piano di monitoraggio. La procedura generale specifica che debba essere quantificato e compensato il danno ambientale, ma non specifica chiaramente le responsabilità della Autorità e di chi ha causato la contaminazione o dei proprietari o concessionari del terreno, tuttavia la direttiva del 2016 relativi ai siti industriali trasferisce ai responsabili della contaminazione o dei proprietari o concessionari del terreno l’onere di predisporre il piano di bonifica ed attuarne i lavori, così come l’autorità pubblica ha il potere di agire per far rispettare leggi e regolamenti.

1 https://www.trade.gov/country-commercial-guides/thailand-energy

2 https://www.eppo.go.th/images/Infromation_service/EppoAnnualReport/EppoAnnualReport2022.pdf

3 https://www.wfw.com/articles/thailands-5-gw-renewable-ppa-fit-scheme-2022-2030/

4 https://aqli.epic.uchicago.edu/wp-content/uploads/2019/03/Thailand-FS_03.03.pdf

5 https://www.who.int/thailand/news/detail/08-06-2022-the-cost-of-clean-air-in-thailand

6 https://www.jstor.org/stable/pdf/resrep29541.pdf

7 https://www.pcd.go.th/wp-content/uploads/2021/02/pcdnew-2021-02-18_08-03-46_086635.pdf

8 https://enviliance.com/regions/southeast-asia/th/th-air/th-journey-clean-air-act

9 https://dicf.unepgrid.ch/thailand/water

10 https://sustainabledevelopment.un.org/content/documents/279482021_VNR_Report_Thailand.pdf

11 https://iwaponline.com/wst/article/86/11/2878/92013/Wastewater-reclamation-trends-in-Thailand

12 https://www.mdpi.com/2073-4441/14/7/1172

13 https://www.unescap.org/sites/default/files/BMA_Unified%20tariff.pdf

14 https://www.bangkokpost.com/thailand/general/2595793/commercial-premises-to-be-billed-for-wastewater-treatment

15 http://service.nso.go.th/nso/nsopublish/pubs/e-book/SYB-2022/index.html

16 https://www.unescap.org/sites/default/files/PCD_MSWM%20policy.pdf

17 https://www.isranews.org/isranews-article/80353-news-80353.html

18 https://www.nationthailand.com/thailand/general/40031552

19 https://www.researchgate.net/publication/373945576_Economic_Assessment_of_Medium_and_Large-Scale_Landfill_Mining_Business_Case_Study_Thailand

20 https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S2451904920300020

21 https://www.eria.org/uploads/media/8_RPR_FY2018_09_Chapter_1.pdf

22 https://www.oecd.org/ocean/topics/ocean-pollution/marine-plastics-pollution-Thailand.pdf

23 https://www.sei.org/features/bangkoks-waste-pickers-recycling-economy/

24 https://www.bloomberg.com/features/2022-thailand-plastic-waste-recycling-import-ban/

25 https://portal.mrcmekong.org/assets/v1/documents/Thai-Law/Enhancement-and-Conservation-of-National-Environmental-Quality-Act-(1992).pdf

26 https://www.apec.org/docs/default-source/Publications/2017/10/Sector-Study-on-Environmental-Services-Environmental-Damage-Remediation-Services/217_PSU_Environmental-Services_Env-Damage-Remediation-Services.pdf

27 https://www.ratchakitcha.soc.go.th/DATA/PDF/2559/A/038/89.PDF

28 https://www.ratchakitcha.soc.go.th/DATA/PDF/2559/E/275/4.PDF

29 https://www.pcd.go.th/wp-content/uploads/2020/06/pcdnew-2020-06-10_07-02-33_493909.pdf